Disturbo della condotta:

Comportamento aggressivo, violenza, fallimento scolastico

 

Sempre più spesso i telegiornali diffondono notizie che riguardano situazioni in cui adolescenti o giovani adulti sono protagonisti di atti di violenza verso coetanei o altre persone, o in piccoli gruppi compiono furti, atti di vandalismo, fughe, aggressioni.

Con il termine “Disturbo della condotta” si fa riferimento a modalità ben precise di comportamenti persistenti e ripetitivi (dalla crisi di collera, all'aggressività eterodiretta), che provocano un significativo peggioramento del funzionamento del bambino o dell'adolescente sia in ambito scolastico (dimostrando scarso rendimento, deficit attentivo, fallimento scolastico) che familiare (conflittualità verbale, comportamento rabbioso ed offensivo verso i genitori e/o i fratelli).

Questo tipo di comportamenti, che possiamo definire antisociali, possono proseguire nell'età adulta diventando pervasivi e stabili nel tempo, allargandosi a macchia d'olio in ogni contesto di vita del soggetto. Spesso accade che i soggetti che presentano atteggiamenti di questo tipo vengano definiti come “cattivi” o delinquenti, piuttosto che identificati come affetti da una patologia mentale.

Non accorgersi di tale malessere in un bambino che presenta questi atteggiamenti, lo porta a non sentirsi riconosciuto nella sua sofferenza; il sentimento di rabbia lo spingerà a mantenere quei comportamenti aggressivi e violenti nel passare del tempo, attivando così un circolo vizioso che potrebbe poi ripetere a sua volta con i propri figli, replicando ciò che ha vissuto.

La prognosi potrebbe poi divenire infausta andando a comporre il quadro clinico di Disturbo antisociale di personalità o di altre patologie gravi, offrendo un destino di marginalità sociale.

Tra i fattori di rischio che possono far manifestare nei bambini tale disturbo, Moffit e Wasserman hanno identificato situazioni in cui è frequente l'uso e l'abuso di sostanze da parte dei genitori. Kazdin invece identifica una correlazione con la presenza di atteggiamenti punitivi e rigidi dei genitori, con anche violenze fisiche sui figli. Un atteggiamento educativo inconsistente, incoerente e trascurante si correla maggiormente con il disturbo della condotta a prevalente componente delinquenziale. Fergusson sostiene che un altro fattore di rischio accertato è la presenza di importanti conflitti nella coppia genitoriale sia verbali che fisici associati o meno al divorzio.

L'intervento in queste situazioni deve coinvolgerein maniera decisa la famiglia, oltre che il paziente, sia con trattamenti di tipo psicologico che eventualmentefarmacologico. Intervenire sulla famiglia significa far partecipare attivamentei genitori, fornendo loro indicazioni volte a migliorare il proprio ruolo educativo, cercando di eliminare quegli atteggiamenti troppo rigidi o eccessivamente permissivi, rendendo visibili gli aspetti di fragilità e di sofferenza depressiva dell'adolescente che sono spesso sentimenti nascosti dietro alle scariche di aggressività e rabbia, sfatando il mito di un figlio forte e dominatore.

 

 

  • American Psychiatric Association (1994): “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali” (DSM IV).

  • Kernberg O. F. (1984): “Disturbi gravi della personalità”, Boringhieri (To).

 

Film consigliati:

  • Will Hunting” (1997) di Gus Van Sant con Matt Demon

Hannibal Lecter. Le origini del male” di Peter Webber con Gaspard Ulliel e Gong Li.

 

Dott.ssa Ilaria Buccioni

 

 Dott. ssa Ilaria Buccioni, Psicologa Psicoterapeuta - Terapeuta EMDRParent Coaching 

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