RAGAZZI DI IERI: E QUELLI DI OGGI?

 

 

Negli anni '60 avvenne una svolta radicale nelle abitudini dei giovani rispetto al consumo delle droghe. Venivano assunte principalmente hashish e marijuana.

La tendenza cambiò negli anni '70, con il passaggio alle così dette droghe sintetiche, come l'ecstasy, l'lsd, le sostanze allucinogene in generale, e la cocaina. Per non parlare dell'eroina, sostanza che ha condannato persone ad una pura schiavitù, con l'inganno di poter raggiungere un paradiso diabolico senza controindicazioni.

Anche dal punto di vista cinematografico, si è riscontrata questa rivoluzione sociale; le droghe in quegli anni erano entrate a far parte della quotidianità, dell'abitudine sociale che le generazioni avevano accolto a braccia aperte.

Se penso alla storia del cinema, mi viene in mente un cult americano: “Easy rider”, icona della metafora del viaggio come esperienza, crescita, come momento di condivisione. In questa pellicola il senso di solitudine di due ragazzi viene colmato attraverso un viaggio in moto, due chopper, uniti nel loro desiderio di libertà, che vogliono “fare soldi” per allontanarsi da quella realtà di lotta razziale, di paura del diverso. Il senso di vuoto che li accompagna si unisce ad una mescolanza di incontri con la droga (marijuana, cocaina, sostanze allucinogene) per fuggire dalla società che isolava le nuove generazioni in spazi fisici e mentali senza possibilità di confronto e conforto.

Non si era più soli, pur continuando a percepirsi “strani e diversi”: le droghe venivano utilizzate come mezzo per non rimanere isolati, per fare gruppo, strumento di aggregazione per tentare di ridurre un “senso di vuoto”.

Con il passare degli anni queste generazioni che cercavano di essere alternative, gli yippie che aspiravano alla differenziazione dagli altri (attraverso idee politiche, l'uso di droghe), per distinguersi dalla massa, hanno cercato con fatica di conquistare più libertà “combattendo” per degli ideali, tentando di attirare l'attenzione, svincolandosi da quelle regole rigide e proibizioniste, per poter acquisire più autonomia e indipendenza.

Se da una parte questa “lotta” ha portato a tanti vantaggi, come la realizzazione personale, allo stesso tempo ha portato anche a tanta confusione: al non capire qual era la strada migliore che poteva essere scelta per raggiungere il benessere personale senza dover escludere le proprie radici, senza dover tagliare i legami con le proprie famiglie, per cercare di vivere serenamente la propria individualità e unicità, senza doversi sentire colpevoli di essere “diversi” dai propri genitori.

Chi ha subito le conseguenze di tale confusione e incertezza è la generazione di oggi, figlia di quella in cui si è cercato di rivendicare dei diritti, delle libertà di espressione, perché in futuro qualcuno potesse goderne; ma a che prezzo?

I ragazzi di oggi, quelli che vengono definiti come superficiali, come poco rispettosi, additati come coloro che non hanno valori e sono irriconoscenti, come possono riuscire a trovare la loro strada se alle loro spalle tutto ciò che è stato fatto per essere se stessi era stato valutato da altri come una ribellione e identificato con toni negativi?

La rabbia che viene espressa oggi dai ragazzi, attraverso dei comportamenti a rischio verso le sostanze come l'alcool e le droghe, è la conseguenza di un disagio irrisolto che è stato tramandato nelle generazioni (per fortuna non in tutte). I giovani oggi cercano di non esprimersi in modo solitario come negli anni '70, non vogliono rimanere soli, cercano di uniformarsi usando lo stesso linguaggio e di trovare interessi comuni attraverso dei comportamenti che li accomunano: il modo di vestire, la musica che ascoltano, le passioni che hanno, i libri che leggono, i film che guardano. I ragazzi oggi cercano di essere se stessi attraverso il gruppo, come se volessero distinguersi non tra loro, ma in modo chiaro dai loro genitori. Agli adolescenti oggi piace essere una pecora nel branco! Questo gli permette di appartenere ad un gruppo e di riconoscersi, di capire chi sono.

Mi domando se quelle generazioni che si sono appassionate e infuocate, che hanno faticato per raggiungere il benessere, per raggiungere la libertà, non siano le stesse che oggi cercano ancora di lottare per il rispetto delle regole, ma stavolta contro i propri figli. Hanno passato il messaggio che la vita si vive attraverso degli ideali e che bisogna “per forza lottare” per ottenere dei risultati.

Ma io sono convinta che questa nuova generazione abbia dentro di sé molte risorse, e una qualità che vedo in questi ragazzi è quella di riuscire a mediare, a trovare un compromesso, anche se spesso vengono ostacolati nelle loro scelte.

Ma se ascoltate con attenzione, li sentirete sussurrare il loro monito. Avanti, avvicinatevi. Ascoltate, lo sentite? – Carpe – lo sentite? – Carpe, carpe diem, cogliete l'attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita!”.

(tratto da “L'attimo fuggente” di Weir P., 1989).

 

 

Dott.ssa Ilaria Buccioni

 

 Dott. ssa Ilaria Buccioni, Psicologa Psicoterapeuta - Terapeuta EMDRParent Coaching 

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