L'OGGETTO DELLE BRAME

 

 

L'amore e la dipendenza sono le due facce della stessa medaglia. Essere dipendenti in amore è un ingrediente fondamentale di una relazione, termine che in alcuni contesti può avere delle connotazioni negative.

Ma se in una relazione non è presente un pizzico di dipendenza, si potrà mettere in dubbio la natura stessa di quel legame.

Sono state identificate nuove tipologie di dipendenza, oltre a quelle più note (dipendenza da alcool, da sostanze in generale, da internet, dal gioco...).

Da un po' di anni sentiamo parlare di “Dipendenza affettiva” ed anche di “Relationship addiction”, aspetti molto interessanti e sempre più presenti nelle dinamiche relazionali e funzionali di molte coppie.

Come sostiene Cancrini, quando ci si riferisce alla dipendenza, si fa riferimento ad un oggetto su cui la persona si è concentrata e focalizzata e sul quale sente di poter riflettere tutti i suoi bisogni e desideri (questo oggetto può essere rappresentato da una sostanza stupefacente, da una giocata al superenalotto, ecc.) ed anche - perché no - ad una persona che “viene investita” da molti privilegi e valorizzata come la fautrice di tutte le proprie gioie e aspettative.

Quest'ultimo è il caso in cui all'oggetto (cioè all'individuo, all'altro della coppia) viene affidata una funzione ben precisa, che dovrà ricoprire 3 bisogni fondamentali:

  • Il primo sarà quello di soddisfare un piacere, dovrà far scomparire il disagio, il dolore (attraverso la felicità, l'anestesia, la pace dei sensi...).

  • Il secondo è rappresentato da un tentativo di ribaltare lo stato d'animo in cui siamo affondati, garantirà sensazioni positive, farà sentire l'“altro una persona diversa, nuova”, non più la vittima designata.

  • Il terzo corrisponde alla somma dei primi due bisogni, il momento che potremmo definire dell'“investitura dell'altro” che, essendo stato riconosciuto come colui che può soddisfare tutte quelle esigenze, diventa il protagonista assoluto della vita.

 

Voglio dare risalto al momento centrale in cui nella co-dipendenza scatta la “magia dell'incontro” con l'oggetto-partner.

In questo momento viene attribuito un potereall'altro, il quale sarà identificato come l'unico capace di sanare le ferite, di colmare quelle mancanze interiori, di risolvere i problemi dell'individuo. Al prezzo di soddisfare l'altro, in tutto e per tutto, perché è colui che ci ha salvati e verso il quale dobbiamo essere riconoscenti.

Si tratta di una potentissima unione che crea l'illusione che la sofferenza, il disagio e le difficoltà personali possano essere superate e risolte grazie al partner. Solitamente la storia di vita di queste persone è costellata da fatti dolorosi ed eventi critici molto pesanti, in cui potrebbero essersi accollati dei problemi importanti durante l'infanzia, che li hanno reclusi in ruoli non adeguati per la loro età (esempio un padre alcolista e violento, trascuratezza, una madre depressa...).

Quando avviene questo incontro è come se i due si fossero felicemente incontrati e avessero trovato un espediente per potersi alleggerire delle rispettive difficoltà, grazie alla presenza dell'altro. Ecco qui identificato il punto nodale dell'unione in una coppia in cui vi è dipendenza: il desiderio di rimanere fuso con l'altro perché riconosciuto come colui che può salvare, come l'unica unione che permette di sentirsi “sanati”. Il tutto porta ad una chiara svalutazione personale, ad un abbassamento dell'autostima e ad una sudditanza eccessiva che oltre a minare la propria identità, mina anche la propria libertà; in questo caso allora bisogna riconoscere che forse non è una relazione poi così idilliaca.

Forse è bene chiedere aiuto ad un professionista psicoterapeuta, che ci faccia riconoscere le nostre reali ed efficaci risorse, senza dover chiedere l'aiuto di un partner con l'obiettivo di colmare delle mancanze troppo grandi, di diventare più consapevoli di se stessi, più capaci di gestire le relazioni con gli altri, aumentare la nostra autostima e inoltre di riuscire a capire le nostre modalità di funzionamento e da cosa ci derivano.

Se siamo confusi, dobbiamo prendere tempo, non un partner.

 

 

Dott.ssa Ilaria Buccioni

 

 Dott. ssa Ilaria Buccioni, Psicologa Psicoterapeuta - Terapeuta EMDRParent Coaching 

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